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Nebiolo alla IAAF
L’ingresso di Nebiolo alla IAAF risale al 1972, in occasione della sessione che si svolge nel corso delle Olimpiadi di Monaco, dove prende il posto di Giorgio Oberweger in qualità di membro del Consiglio. Sono anni importanti nel suo percorso professionale, durante i quali si susseguono le Universiadi ’73 a Mosca, volute da presidente Fisu, e gli Europei ’74, eventi che lo impongono sul palcoscenico internazionale.
Nel 1981 Primo Nebiolo diventa il quarto presidente (ed il primo latino) a guidare la federazione internazionale di atletica leggera, che all’epoca allineava 113 paesi. Come Presidente egli ha operato una serie di cambiamenti radicali che hanno riportato l’atletica internazionale alla ribalta dopo alcuni anni di torpore, inventando l’atletica-spettacolo; ha dato vita ai Campionati Mondiali indoor e outdoor, a partire dall’edizione di Helsinky ’83; ha portato la corsa campestre sotto l’ala protettrice della IAAF e ha trasformato il Cross delle Nazioni in un vero Campionato Mondiale.
La rivoluzione a cui sottopone la IAAF è radicale e investe anche l’aspetto istituzionale. Per anni qualsiasi deliberazione sottoposta all’assemblea generale doveva passare attraverso votazioni in cui paesi grandi, medi e piccoli vedevano sottolineata la loro differenza (in peso politico) dal numero delle preferenze loro attribuite: quattro, due e una, quasi a rimarcare la diversità di casta. Il sistema adottato da Nebiolo “un paese un voto” regala un egualitarismo che unisce l’impronta democratica ad una capacità di controllo sugli eventuali desideri centrifughi.
Lo spostamento della sede della IAAF a Montecarlo e a Roma nel palazzo dei Torlonia, la decisione di dare scadenza biennale ai Mondiali, l’ufficializzazione dei premi in denaro, la presenza dell’atletica nei luoghi più caldi del mondo (per una testimonianza dell’impegno civile che deve accompagnare lo sport) diventano i capitoli di una storia che si sviluppa sino ai giorni nostri. Attualmente sono 210 le nazioni affiliate, più di quelle dell’ONU.
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